Forse il più bel gesto

Così, incastonato tra i mille intrecci dei miei pensieri, ultimamente molto ricorrente appare l’immagine di questa parola che racchiude forse uno dei gesti più belli che noi esseri umani possiamo compiere.
Sono due semplici parole che racchiudono un potentissimo modo di fare le cose, siano esse espresse verso il prossimo oppure verso un oggetto inanimato, un luogo, un qualcosa di concreto e perchè no, anche di un pensiero, un sogno, un ideale.

Prendersi cura

Quando decidiamo di prenderci cura di qualcosa o qualcuno noi doniamo molto del nostro essere più sincero e profondo, doniamo
inevitabilmente il nostro tempo, doniamo il nostro spazio, doniamo energie e l’essenza del nostro io.

Prendere cura significa fare, ma fare meglio che si può, fare con attenzione, con rispetto, con attenzione anche ai dettagli, con sentimento con prospettiva, con impegno e serietà, con costanza e determinazione, con molte delle migliori qualità che noi umani possiamo essere in grado di sfruttare.

Prendere cura vuol dire mettere in gioco la miglior parte di noi per qualcun’altro o qualcos’altro

Nel groviglio dei miei pensieri mi sembra un gesto così dolce e silenzioso, un gesto così potente che non può essere intaccato da concetti come bene e male, viaggia su altre frequenze, si muove in un piano superiore al giudizio umano.

Spesso capita, quando magari mi confronto sul tema con qualuno, che il prendersi cura venga percepito come un qualcosa che non è solo destinato verso qualcuno o qualcos’altro ma la sensazione che possa elevare di significato anche le nostre stesse vite, è un gesto che non è quasi mai richiesto ma quasi sempre voluto, a volte dovuto ma nella sua essenza non può riuscire senza una grande percentuale di spontaneità.

Prendiamoci cura di qualcosa o di qualcuno, facciamola diventare una buona abitudine da trasferire alle generazioni future, abbiamo a cuore e quindi usiamo il cuore ogni tanto, oltre al cervello, ne abbiamo bisogno.

Prendersi cura della persona che si ama, dei figli, di qualche parente a cui siamo legati, degli amici, di uno o più animali, di qualche altra
persona, della propria casa, del proprio posto di lavoro, del lavoro che si stà facendo, dell’ambiente, di un area dimenticata, di un ricordo,
di una canzone, di uno strumento, di un idea, di un libro, di una storia, di una leggenda, di una foto, di un vecchio souvenir, di un territorio
di un concetto, del contenuto di una vecchia scatola, del nostro corpo, della propria o altrui salute, di qualcuno o qualcosa che sembra dimenticato di una parete che sta cadendo a pezzi, di un vecchio pavimento o soffitto sgretolato, dei libri o quaderni di scuola, della nostra anima prendersi cura di…

recentemente

Ho imparato che:
non è importante che tu sia riconosciuto da tutti
ma
che tu non diventi invisibile o irragiungibile da chi sà chi sei

ho imparato che:
non è importante avere 3000 persone vicine
ma
non aver lontane quelle 4 o 5 che ti vogliono bene

ho imparato che:
tantissime cose ti fanno stare bene per pochi secondi
ma
quelle cose troppo spesso ti impediscono di vedere quelle che ti rendono felice

ho imparato che:
chiedere scusa a parole può essere sia molto semplice che molto difficile
ma
chiedere scusa senza dirlo, con i fatti, con i comportamenti ha molto più valore

ho imparato che:

ad osservare senza ansia e frenesia

ci sono un sacco di cose che trascuriamo
e che ci sono sempre tante cose da imparare
l’ignoranza non è un male assoluto
l’indifferenza credo di si..

delle origini dei nostri gesti

Qualche giorno fa, consumando qualche ora di ferie partecipando come istruttore ad un centro estivo con dei
bambini piccoli mi sono soffermato su un pensiero:

Abbiamo chiesto ai nostri piccoli centrestiviamici di mettersi in fila uno affianco all’altro e di posizionare il pallone a terra tra le loro gambe… ad un certo punto uno dei ragazzi, dopo aver posizionato il suo di pallone
ha tirato un calcio a quello del bambino che era posizionato affianco a lui.
Io stavo osservando e quindi ho visto perfettamente la scena così mi sono avvicinato al ragazzino e gli ho chiesto “perchè??”


volevo che mi dicesse il motivo che lo ha portato ad allontanare la palla del suo compagno.. il ragazzo intimorito non riusciva nemmeno a guardarmi in faccia… così gli ho spiegato quello che avevo visto con un tono rilassato e gli ho detto che avrei voluto una spiegazione.


Tralasciando la spiegazione e tutto il resto quello che ancora oggi mi fa pensare è proprio il perchè….


cosa spinge un ragazzino a fare i dispetti, perchè qualcuno li fa e qualcuno no, perchè c’è chi non ci pensa nemmeno e chi ne sente il bisogno irrefrenabile??


Potremmo discutere di educazione, di rispetto, di famiglia di quello che volete… potremmo anche essere d’accordo ma temo non basti…
ormai “lavoro” con bambini e bambine da un pò di anni e di casi ne ho visti molti, non è certo questo il primo..


però c’è qualcosa di più delle risposte più ovvie, più banali e forse anche più complesse..


c’è qualcosa che vive ad uno strato inferiore della logica e della morale
sicuramente con il tempo, con il lavoro, con l’impegno e perchè no con la fortuna si possono contenere, contrastare, rinvertire ma c’è un origine che non dipende sempre e solo da noi… o forse no…

Un gioco in cui perdono tutti

Facciamo un gioco… 

Fatevi un idea qualsiasi su un argomento a vostra scelta.

Fatto? Molto bene…

Ora cercate su internet fatti, opinioni e numeri che possano darvi ragione sull’idea che vi siete fatti…

Fatto? Bene

Avete trovato 7834 fonti che vi danno ragione.

Ora fingetevi un altra persona e ribaltate l’idea fatta in precedenza e pensate di affermare invece l’opposto.

Fatto? Bravi…

Ora cercate su internet fatti, opinioni e numeri che possano darvi ragione sull’idea che vi siete fatti…

Fatto? Bene

Avete trovato 7834 fonti che vi danno ragione.

A questo punto… Diventa interessante…

Vi siete fatti due opinioni su un argomento qualsiasi.

Avete fatto una ricerca di elementi per supportare la vostra tesi, li avete trovati.

Siete sicuri di aver ragione.

1,2,3 stella…. Vincono tutti

..

.

Per i più curiosi… Continuare la lettura…

.

..

Immaginate di essere ora una terza persona che nello stesso argomento precedente, non ha un opinione precisa e allora decide di informarsi leggendo proprio nell’ intento di farsi un idea… E si imbatte proprio nelle vostre altre due persone precedenti… Da un lato c’è una persona che sostiene una tesi A e lo fa con numeri e dati a suo favore… Dall’altro c’è una persona che sostiene una tesi B, di tipo opposto ad A, e lo fa con numeri e dati a suo favore. Entrambi sono così certi di aver regione, forti dei dati raccolti che denigrano non solo la tesi dell’altra persona ma si attribuiscono il privilegio di superiorità intellettuale che consente di denigrare anche la persona stessa, perché questo si sa da sempre è un diritto acquisito dalla ragione.

Dall’altro lato ci siete voi, che non conoscete bene l’argomento, che avete letto e visto i dati di entrambe le opinioni ma che non conoscendo bene il contesto fare un po’ di fatica a disciminarne i contenuti tra l’attinente e l’errato, il fuori contesto oppure il fazioso.. e quindi vi prendete un attimo di tempo in più per farvi un idea, per schierarvi, per ricercare l’ordine delle fonti prima di farvi un opinione. Vi distrate talmente tanto che non vi ricordate chi fossero le persone che sostenevano la prima o la seconda tesi perché alla fine, loro non sono né importanti ne determinanti nella formulazione della vostra idea personale perché questa si basa sui fatti, sui dati, sul conosciuto e sul ragionamento e non su chi lo ha espresso… 

Ed ecco che la vostra idea inizia a prendere forma, è passato del tempo da quando vi siete imbattuti nell’argomento, non siete certi di aver ragione perché sapere benissimo che in qualsiasi punto della vostra analisi potrebbero esserci degli errori, vostri o delle fonti di informazione che avete considerato, però avete una vostra idea personale… 

Ecco, sappiate che in questo caso non conta trovare chi vi dà ragione o combattere con chi vi dà torto… Conta essere pronti a metter tutto in discussione se davvero ne vale la pena, altrimenti andare oltre sapendo che non saranno ragione o torto su un argomento che ci rendono persone migliori di altre e che ci danno diritto di giudicare le vite altrui, sapendo che non saranno 7834 fonti che ci danno ragione a garantire la nostra vittoria ne 7834 che ci danno torto a garantire la nostra sconfitta quanto piuttosto un confronto anche in contraddittorio con una persona civile a permetterci di esplorare altri punti di vista e ad accrescere il valore e gli orizzonti del nostro pensiero.

Vincere o perdere su un opinione non ha rilevanza perché se la mia ragione per qualsiasi aspetto o motivo si tramuta in sofferenza per qualcuno alla fine ciò che sento è solamente che abbiamo ancora e nuovamente perso tutti…

esseri(E) tendenti alla superficialità

La superficialità ci sta distruggendo.

Superficialità non come caratteristica comportamentale ma come attitudine al pensiero, all’analisi, alla gestione e alla decisione.

Il multitasking, il tempo che corre, le infinite informazioni a cui siamo sottoposti ci spostano in ogni instante dall’utilizzo del nostro cervello per l’analisi di problematiche anche semplici che un tempo facevamo mantenendolo così allenato, anche a nostra insaputa.

Oggi è tutto demandato alla tecnologia che svolge al nostro posto troppe di quelle routine noiose che però alimentavano il nostro cervello creando un attitudine forse anche involontaria di approccio alle questioni.

Oggi non c’è tempo per farlo, tanto c’è chi lo fa per noi…

è veramente così necessario??

AF-FONDAMENTO DI UNA SOCIETÀ MODERNA (VISIONE DI-STORTA)

Avviso ai naviganti: Post lungo – anno 2020

Sta cambiando tutto, stanno cambiando i confini delle nostre abitudini, delle nostre visioni, la relazione con il concetto di futuro.

Le basi storiche della nostra vita sono messe in discussione perché il processo di vita non è più quello di una volta, tutto ciò che lo sosteneva oggi ha perso di valore e consistenza.

Famiglia, scuola e chiesa.

Di conseguenza il lavoro.

Oppure

Il Lavoro

E di conseguenza famiglia, scuola e chiesa. Chissà

Ad ogni modo le radici della società moderna si stanno sgretolando e con esse tutta la ramificazione che ha sostenuto un disegno di vita, uno stile di vita oggi non si regge più in piedi.

Sta cambiando tutto.

Ovviamente chi si trova a vivere questo momento non può non pensare che il cambiamento sia orientato al peggio rispetto al passato che ha vissuto e che conosce, tutto ciò che non si conosce fa paura… se si riconosce di non conoscerlo.

Non ci vacciniamo perché non sappiamo cosa contenga il vaccino… quindi paura, cospirazioni ecc  ma quante di queste persone sa cosa contengono i biscotti che mangiano, le medicine che prendono, i gioielli che indossano o l’aria che respirano??

Più se ne parla e più prende consistenza…

Peccato che non sia sempre vero, se non per un astrazione della nostra mente.

Il progetto di vita prevedeva che si nascesse da una famiglia più o meno fortunata, che si venisse inseriti in una scuola che aveva il compito di indottrinare ed istruire… indottrinare al comportamento istruire al lavoro, questo percorso era pensato a diversi livelli perché diversi livelli nella società contenevano posti da riempire con persone che avrebbero dovuto in un modo o nell’altro seguire quel percorso.

A questo percorso seguiva quello che portava poi alla ripetizione dello stesso con i ruoli chiave che si sostituivano via via per eredità.

Erano previste e ammesse le eccezioni perché ritenute in percentuali basse e quindi contenibili dal sistema.

Esisteva la possibilità di salire e scendere di livello fuori dallo schema perché il sistema era contemplato per essere evolutivo e non perfetto e appunto perché le varianti non erano un numero tale da avere un impatto significativo nello schema finale, in altre parole, appunto: contenibili.

Oggi quello stesso progetto non presenta più le stesse condizioni.

Partiamo dalla famiglia, ma il punto di partenza potrebbe essere uno qualsiasi del vecchio progetto che replicava in parte lo schema della natura con i nostri elementi visti come paralleli di terra, aria, acqua e fuoco..

Dicevamo, la famiglia, oggi non presenta i canoni di allora, i padri non devono render conto ai loro nonni… le eredità (e non intendo patrimoniali) sono sempre più rare e sempre più raramente raccolte con orgoglio in un senso di continuità. Le madri hanno conquistato quella libertà ed autonomia e al momento sono disorientate in attesa di una vera sfida (e di questo buona causa è la nuova prospettiva del lavoro). I figli maschi hanno perso importanza retorica nei confronti delle figlie femmine che a loro volta non sono più riconosciute dalla società stessa come un veicolo di vita ma iniziano ad esser viste come numero al pari del sesso opposto che di conseguenza perde di relativa importanza anche agli occhi delle stesse. In una prospettiva dove i ruoli non sono più così chiari nasce lo smarrimento di tutti quegli esseri viventi che osservandosi oggi cercano un domani e non vedono un disegno di prospettiva che possa guidarli ad affrontare una strada oppure a volerla distruggere per cambiare le cose, c’è solo terra uniforme davanti, un foglio bianco da disegnare, e tutti sappiamo che da un foglio bianco esce qualcosa di bello solo se lo stesso è messo in mano ad un artista, in tutti gli altri casi per far si che quel foglio bianco contenga qualcosa di concreto sono necessari degli strumenti, quanti esseri viventi sono in grado di produrre qualcosa naturalmente senza strumenti??

La famiglia oggi non è più identificata dalla società come un ambizione, come un opera concreta che determina il successo dell’essere umano prima come individuo e poi come comunità.

La famiglia oggi è sregolata, è frutto di qualcosa che ha bisogno di non essere statico, noioso e ripetitivo in nome di quella libertà che è tanto ambizione quanto chimera, non sono convinto che l’essere umano sia in grado di gestire la libertà e la storia sostiene con innumerevoli esempi questa tesi.

Stiamo mettendo in gioco tutte le basi della famiglia, mamma e papà, nonni, fratelli, cugini e probabilmente lo facciamo perché nel tempo abbiamo visto e capito che la famiglia non è un organismo perfetto, che il disegno che ci è stato propinato in molti modi non è un disegno perfetto, quello che forse non abbiamo capito è che una matita su un foglio bianco lascia il foglio bianco, il disegno non si fa da solo e quindi abbiamo attribuito le colpe di queste imperfezioni a chi ha descritto come avrebbe dovuto essere quel disegno perfetto e non ha chi l’ha fatto… abbiamo concentrato le nostre attenzioni sugli errori presi ad esempio per avvalorare la tesi e non per cercare di capirne l’origine provare a cancellarli e magari ridisegnarci sopra. Oggi più che mai ciò che non definiamo perfetto lo buttiamo, evitiamo di affrontare l’errore, cambiamo prospettiva, ignoriamo l’argomento.

Così la famiglia, cambiamo i fattori per risolvere i problemi, facciamo finta o crediamo veramente che se non funziona sia perché è sbagliata non perché ci possano essere degli errori che possano essere affrontati e magari corretti. Non c’è tempo, non c’è volontà e quindi non gestiamo qualcosa che richiederebbe di essere gestito.

Immagino che in un futuro non so quanto lontano la nostra forma mentale preveda che si possa nascere da infinite madri ed infiniti padri in modo da non avere la necessità di identificarsi in uno di loro o nel loro esempio opposto, che sarà la società o la posizione geografica a determinare la nostra appartenenza al mondo, il nostro nome potrebbe contenere caratteri alfanumerici e forse anche jolly, richiedere maiuscole e minuscole ed un numero minimo di spazi per essere validato..  da questo punto di vista questa visione risolverebbe un problema storico che non è mai stato risolto dalla nostra società, renderebbe paritetiche tutte quelle vite che oggi sono considerate sbagliate o sfortunate perché non associabili ad una famiglia, ad una mamma o un papà, una nonna o un nonno, uno zio, un cugino… si dirà che la società ha risolto la disuguaglianza della nascita, e forse anche quella dei sessi, un enorme traguardo per quella che sarà l’era moderna… se i comuni (esisteranno ancora?!?) saranno i nostri padri e le nostre madri e tutti i cittadini i nostri fratelli allora forse avremo risolto il problema dell’uguaglianza.

Non saremo robot (ancora), non saremo perfetti ma in termini socio politici potremmo essere tutti uguali?? Che figata vero? Di questa prospettiva ciò che mi incuriosisce di più è immaginare la relazione tra pensiero e realtà per tutte quelle persone che sostengono principi di uguaglianza…
“Liberté, égalité, fraternité” era forse a questo che si ambiva?

La famiglia un tempo assumeva o perdeva valore dalla relazione che i suoi membri avevano con un istituzione primaria detta scuola.

Compito della scuola era quello, come scritto in precedenza, di indottrinare ed istruire i futuri uomini e donne per il loro inserimento in società, la scuola aveva ben chiaro il suo scopo e tutte le sue direzioni e metodi erano finalizzate ad esso.

La rigidità che componeva l’assieme scolastico era dovuta a questo schema definito nei minimi dettagli, la scuola preparava prima piccoli soldati e poi giovani uomini e donne al loro futuro. Rarissimi, seppur esistenti, erano i casi in cui si manifestavano deviazioni concrete a questo progetto. Se la tua scuola era di un certo livello i tuoi insegnanti ti preparavano prima a comportarti come richiesto da quel livello e poi a conoscere ed applicare quello che il livello stesso richiedeva. Una catena di montaggio di un industria di successo. Il controllo e di conseguenza il successo non era determinato dal livello di innovazione ma dalla mancanza di deviazioni dallo schema, le variabili erano contenute ed il percorso era di tipo autostradale, con eventuali uscite definite e controllate dai casellanti. Funzionava, ha funzionato per un bel po’ di tempo ed in modo molto produttività, con elevati KPI, anche se nessuno aveva la necessità di monitorarli, i fatti parlavano al posto dei numeri.

Ma se qualcosa funziona perché cambiarla?? Cos’è successo poi?? Io credo che non sia successo nulla di diverso dallo scorrere del tempo, dalla naturale propensione dell’essere umano, semplicemente è finito lo spazio fisico…  ciò che ieri ci spingeva a scoprire terre inesplorate, ci portava a valicare confini di ogni tipo oggi ci porta a sperimentare altre forme di barriere.. non facciamo guerre contro qualcuno per ottenere un nuovo pezzo di terra e un po’ più di potere (ci sono ancora ma si estingueranno pure queste) ma facciamo guerra contro qualcosa un po’ per noia un po’ per vedere che succede, è la scoperta è il fascino della sperimentazione che ci muove, è la possibilità di provare, forse solo una parte della nostra mente che spesso viene trattata con superficialità e confusa con altre sfaccettature dai nomi molto più altisonanti, forse è solo e semplicemente curiosità.

Ma torniamo alla scuola, cos’è oggi la scuola?? Da quello che vedo io, l’impressione più limpida che ho è che sia una sorta di parcheggio temporaneo, di babysitter statale o privata alla quale viene distrattamente affidato il compito di sostituirsi in parte alla famiglia, in parte alla chiesa, in parte al lavoro perché erano i tre elementi primari a cui noi figli, noi bambini ed adolescenti eravamo affidati quando quello era il nostro tempo. La scuola tiene i nostri figli mentre lavoriamo, la scuola li educa ed indottrina e li prepara a quello che domani sarà il loro lavoro. Una sorta di passeggiata assistita per animaletti che devono fare la pipì e non sporcare casa.

Le basi che hanno permesso per anni di ottenere questo, tutto il contorno oggi è dissolto in una nuvola che ci piace chiamare cloud ma che dal punto di vista del progetto generale invece di essere un autostrada ben definita, con eventuali uscite e casellanti è una nuvola fatta di materia non solida che ci permette di vedere a 360° attorno a noi ma allo stesso tempo di identificare in ognuno di quei 360 gradi il nulla, vediamo a 360° ma l’orizzonte si perde nel nostro sguardo… non penserai mica che la terra è rotonda no?!? Per carità..

Il nulla è un concetto fantastico da un lato perché rende tutto possibile ma terrificante dall’altro perché se non riesci a distinguere o a crearti una visione di tutte quelle possibilità ti resta solamente il vuoto, il foglio bianco con la matita sopra, nessun disegno, nessun segno, nessuna mano che la muove, quella matita.

La scuola oggi non boccia per non creare dammi psicologici, la scuola oggi permette di ripetere un compito in classe se andato male fino a quando non va bene, chiede il permesso ai genitori, gli insegnanti e docenti non godono di nessuna forma di rispetto non solo dagli alunni ma nemmeno dalle famiglie che poi quasi non esistono più, spesso gli insegnanti si sentono costretti ad insegnare per vivere e non perché credono che l’insegnamento sia una sorta di missione umanitaria che ha responsabilità più elevate di quelle che vengono attribuite ai passi di Vangelo e Bibbia. Molti non credono che hanno in mano le sorti del proprio paese e della propria civiltà in forma più impattante di quella che può arrivare ad avere il presidente della Repubblica. Gli studenti, sempre più, si sentono costretti ad andare a scuola e quasi mai hanno la sensazione che studino per trasformare in concreto quello che la loro mente è in grado di vedere ed immaginare che magari oggi non c’è o viene realizzata in modo diverso, non credono nemmeno che la scuola sia un mezzo per poter vedere, capire, conoscere.

I modelli di successo, che sono stati in passato quelle leve che hanno spinto attraverso una naturale forma di emulazione e adorazione i grandi personaggi a diventare tali, e per grandi personaggi non intendiamo unicamente quelli universalmente riconosciuti ma anche tutte quelle persone ignote per molti ma fondamentali per pochi che hanno costituito un modello ed un esempio da seguire, imitare e perché no migliorare… tutte quelle piccole o grandi autostrade che ogni essere umano prima o poi nel corso della sua vita si è trovato difronte, che lo hanno indotto a scegliere tra l’autostrada e i suoi caselli oggi sono nascoste dalla nuvola del Cloud .

La scuola ha perso il suo peso, ha smarrito il suo senso e anche questa volta è una questione di contorno, non è possibile far stare un piedi un palazzo costruito in modo solido e perfetto posizionandolo in mezzo al mare, anche quel capolavoro di scienza, tecnica, progresso e tecnologia in mezzo al mare in un contesto astratto o fisicamente non rigido affonda.

La scuola era la strada che ti consentiva di rappresentare un modello e di arrivare poi a rappresentarlo o perfezionarlo, ribaltarlo o discuterlo o semplicemente rafforzarlo. Oggi la scuola sembra un percorso obbligato messo dentro un parco, con scarsa manutenzione dove il suo attraversamento è lasciato all’arbitrio del caso.

E la chiesa??

Chi mi conosce lo sa che non sono mai stato un fedelissimo di questo concetto seppur ho da sempre osservato con grande fascino la sua importanza storica cercando di mantenere le distanze da ogni forma di veicolazione del pensiero fatta a suo nome. Il prezzo di questa libertà nel mio piccolo rappresenta quanto descritto fino ad ora… cloud, smarrimento, solitudine, paura che però ho sempre affrontato con un elemento che mi ha permesso di affrontarle senza necessità di risposte, senza bisogno di certezze ma con una continua ed enorme apertura sulle probabilità, sulle variabili… ovvero la curiosità.

E’ indubbio che nella nostra storia recente la chiesa sia uno di quegli elementi che assieme a famiglia e scuola è stata fondamento indissolubile della nostra società.

La chiesa è autostrada, la chiesa è casello e casellante. E’ stata presenza e certezza anche per tutte quelle figure che gli si sono rivolte contro in modo più o meno pesante, più o meno fisico. Senza la presenza della chiesa e delle sue regole non sarebbe mai esistito nulla di tutto ciò che ad essa si è opposto.

La chiesa o forse meglio dire la religione che in questo testo viene iconizzata con il termine chiesa è ed è stata bene e male, positivo e negativo, certezza e dubbio, sollievo o terrore.

Nella semplicità dei grandi numeri la chiesa ha avuto un impatto fondamentale per tutti quei ragazzi e ragazze che consapevolmente o meno hanno incrociato il loro percorso con questo enorme elemento.

I 10 comandamenti, il forzare il confronto tra noi stessi, l’enorme dottrina di lavoro interiore, il rapporto con la nostra mente è stato sempre il frutto del lavoro e del percorso che la chiesa ha compiuto su di noi, dall’oratorio ai percorsi scolastici religiosi. Il senso del culto, il concetto di rispetto, i sacrifici e l’onore hanno rappresentato nelle nostre menti dei caselli di quell’autostrada chiamata vita perché come tali veniva rappresentati e seguiti da tutto il mondo religioso (in buona o cattiva fede, che a volte dipende anche dalla sorte) su cui i nostri occhi si fermavano ad osservare, in famiglia, a scuola e nell’ambiente lavorativo.

La catena delle convinzioni a cui noi ragazzi di un tempo eravamo sottoposto quotidianamente era qualcosa che veniva sostenuto dalla società o forse viceversa, che sosteneva la società. Oggi mi sembra di vedere che nessuna di queste convinzioni regge più… La catena è stata spezzata e distrutta.

La famiglia era sostenuta dalla chiesa che ne diffondeva i valori, la scuola era incentivata dal lavoro e sostenuta dalla famiglia che la identificava come veicolo, la chiesa era rispettata dalla famiglia e sostenuta dalla scuola con la quale condivideva buona parte del percorso di indottrinamento e dei principi del progetto che facevano capo al disegno della società, il lavoro era il motore che permetteva a tutti gli elementi di sostenersi e la società era così gestita e controllata.

Qualsiasi elemento della catena era indispensabile per l’equilibrio del sistema.

La società oggi sembra aver deciso che per esistere e per sostenersi non ha più bisogno di quegli elementi.

Sta nascendo una società nuova.

Il lavoro non è più unicamente legato al concetto di produzione o diciamo che non viene più visto come unico elemento trainante.

Quello che non riesco ancora bene a capire e vedere o per meglio dire che non mi so spiegare è questo:

ma chi ha deciso di cambiare la società??

Noi (intesi come nostra generazione) abbiamo vissuto ancora buona parte di quanto descritto sopra e spesso siamo tra i più critici verso questo che sembra essere un nuovo modello, la nuova generazione forse è ancora troppo giovane, la vecchia troppo vecchia e dalla mentalità troppo legata al modello precedente.

Allora chi o cosa???

Forse semplicemente l’effetto della possibilità di poter scegliere??

Quando c’erano solo autostrade, si sceglieva l’autostrada.

Forse oggi qualcuno sta iniziando a disegnare su quel foglio bianco, con la matita in mano? Magari senza ancora saper cosa disegnare…

Da padre e da genitore mi sto chiedendo spesso in questo determinato periodo in cui i miei figli hanno 8 e 12 anni, tutte le volte che li rimprovero di stare troppo tempo davanti a tv, console, cellulare e computer cosa avrei voluto fare io se alla loro età mi sarei trovato difronte alle stesse possibilità che loro hanno oggi??

Un eventuale rimprovero o impedimento verso questa loro possibilità come l’avrei vissuto?? Quali pensieri ed azioni avrebbero comportato per il me stesso bambino di allora??

Sto imponendo una restrizione che davvero è finalizzata al loro bene oppure sto limitando la loro possibilità di relazionarsi con quello che è il loro tempo

Sto veramente guardando avanti cercando di far vivere loro nelle logiche di quello che era il giusto del mio passato (30 anni fa) oppure sto in qualche modo limitando la loro capacità e consapevolezza di conoscere quella che sarà il modello della loro società di domani andando quindi a rallentare o sporcare con “rumore” quella che potrebbe divenire la loro coscienza e conoscenza per il disegno di una nuova società che rappresenterà il nostro futuro ed il loro presente??

Al momento vivo ancora con il dubbio e con la leggera presunzione di applicare il mio pensiero per il loro bene relazionato alla mia crescita in un ambiente di trentanni fa relazionato ad uno odierno considerandoli ancora incapaci di giudicare con i dovuti criteri le giuste variabili, ma allo stesso tempo mi chiedo se forzarli a prendere in considerazioni variabili che si stanno sgretolando sia la via corretta per aiutarli ad affrontare la loro vita.

In tutta onestà penso che se alla loro età avessi potuto scegliere tra uscire al freddo a giocare con due amici o stare a casa al calduccio a giocare con tutti i miei compagni di classe, sentendo le loro voci e potendo comunicare con tutti loro, o ancora con altri bambini provenienti da località lontane che altrimenti non avrei probabilmente mai conosciuto non sono così sicuro che avrei scelto sicuramente la prima possibilità.

Forse a volte esageriamo giudicando in modo netto scelte di oggi con convinzioni di ieri o forse il futuro dipenderà sempre dal passato, ed il presente rende molto difficile comprendere dove poter collocare un pensiero.

di amici, momenti e visioni

Facciamo molta attenzione quando sosteniamo che gli amici si vedono
nel momento del bisogno…

secondo me non è proprio così.

Nel momento del bisogno può capitare di vedere gli amici a nostro fianco quando ne abbiamo bisogno, ma allo stesso modo può succedere che a nostro fianco si presentino persone che anche con buone intenzioni e onestà siano a nostro fianco per un etica di rispetto, per lo spirito da crocerossa, per pulizia di coscienza, perchè sentono semplicemente che è la cosa giusta da fare in qualità di essere umano.

Non vorrei che queste considerazioni passino da critiche o da visionario estremamente negativo

La considerazione che faccio io è che i veri amici sono a nostro fianco sempre…


e si sentono un attimo prima del momento del bisogno quando con il loro intervento o con la loro presenza quel bisogno magari diventa meno determinante.

Si sentono durante e dopo quel momento ma soppratutto si sentono quando non c’è nessun avvenimento particolare che possa richiedere la loro presenza, loro ci sono e basta.

L’infermiere o il medico che ti cura quando hai bisogno di loro non sono necessariamente amici rispondono ad un bisogno perchè è il loro lavoro, perchè è la cosa giusta da fare, perchè sono in grado di farlo…

E vogliamo parlare di quelle persone che creano bisogni per attribuire assenze ad amici che non dovevano risolvere il problema ma soddisfare quel bisogno??

Non lo so ma questa frase mi ha sempre reso titubante… l’ho sempre vista quasi come una parte di un contratto a cui far fede, ma l’amicizia è un sentimento e come tale non sempre vive del senso della ragione, della volontà diretta e non sempre si misura in un modo così lucido e freddo, così aritmetico.

Mi sono chiesto più volte, quando pensavo, ecco ora avrei bisogno del mio amico/a e lui non c’è…
ma mi sono chiesto mai veramente se io c’ero ogni volta a ruoli invertiti??

Penso di capire come mai questo modo di dire sia diventato così conosciuto e diffuso ma ad ogni modo continuo a diffidare di questa frase…

io i miei amici li porto con me sempre e difficilmente riesco a rinnegare quello che posso aver ricevuto in passato da un rapporto che ho considerato di amicizia per le mie più svariate ragioni…

poi viene il tempo, la vita e il fatto che qualcosa si trasformi non deve necessariamente mettere in dubbio la purezza di quel passato…

non lo so ma ho sempre l’impressione che usare il pallottoliere per misurare l’intensità e il valore di un sentimento sia un pò come assassinarne la sua essenza.

Mi piace pensare di avere a mio fianco i miei amici nel momento in cui non c’è nessun momento particolare.

Testo canzone: nuvole

Beh, che dire..

“essere liberi non ha un prezzo calcolabile
né quando ce l’hai né quando la stai per perdere”

Giorni lenti oscuri e trasparenti scorrono
Invisibili ai vedenti si rincorrono
contro la corrente contro agli infermieri che soccorrono
noi
dentro acquari asciutti che galleggiano
fuori vedo il mare in bocca solo polvere
sapore d’un ricordo di sale ancora da risolvere
lavorare sul togliere
riordinando il resto
fuori splende il buio mentre sto cercando un testo trovo parole appuntate e matite spuntate
brandelli d’estati passate date per scontate
essere liberi non ha un prezzo calcolabile
né quando ce l’hai né quando la stai per perdere
sto per piovere
altre lacrime bagnano pagine ancora da scrivere
guardo il foglio e vedo solo nuvole
vorrei essere immune
Esser fuori dal comune senza uscire dal comune

Fuori splende il buio
Dentro vedo solo nuvole

Nei comuni
che fanno alzare i droni a inseguire dei ladroni
fin nei corridoi e negli androni corridori pelandroni
via nelle campagne _ tra gli agricoltori
e trottan tra i trattori
e i detrattori
simulando come attori scivolando dai balconitrascinando cani di cartone sui vialoni
alani cogli aloni
cogli le occasioni cogli un mazzo di gerani
che i vicini cogli occhiali ad infrarossi stanno a fa gli infami
a quelli come te che non se ne stanno a casa
oppure a quelli come me che non escon mai di casa
oppure a quelle come lei che stanno tornando a casa
oppure a quelli come lui che manco c’hanno una casa
al posto dei vaccini il veleno nelle vene dei vicini
che scaccian dai giardini pure gli uccellini
e padre contro figlio già sappiamo che è uno sbaglio
adesso per me voglio qualcosa di meglio

Fuori splende il buio
Dentro vedo solo nuvole

la tensione che mi oscura la vista fra me e me s’è già insinuato un teppista quel che tocco lui guasta
e ciò che resta devasta e per principio detesta e poi mi riempie la testa di parole in tempesta e io basta, ma non basta mai
io ci vado di mezzo e lui non passa guai io diventerò pazzo e tu lo applaudirai
perché sarò solo io quello che vedrai e lo amerai
Mister Hyde senza Jekyll come scritte in braille senza ciechi
poi mi butterai senza sprechi perché questo vuoto è a perdere
Walter White, Breaking Bad ogni istante è da vivere

ONDE in RISONANZA

Un onda è una perturbazione che nasce da una sorgente e si propaga nel tempo e nello spazio.

Non la trovate affascinante come definizione?

Eh allora noi esseri umani non siamo forse una sorgente di onde?? la nostra vita non viene segnata nel bene e nel male dalle onde che emettiamo o che captiamo??

Ma che cosa può trasportare quest’onda??

Energia o quantità di moto senza comportare per forza spostamento di materia.

Energia? il pensiero può esser ritenuto energia??

E in quale modo rendiamo il pensiero Materia??

Potrebbe il pensiero esser considerato una forma d’onda?? e noi esseri viventi dei trasmettitori e dei ricettori di questo tipo di forme d’onda?

La risonanza nella tecnica musicale è l’amplificazione di uno o più suoni; in fisica è il fenomeno per cui l’ampiezza d’onda delle oscillazioni tende ad assumere un valore molto elevato…
La condivisione di un pensiero tra due o più esseri umani tende ad amplificarne la potenza e l’ampiezza di diffusione contribuendo quindi a dare una forma di materia allo stesso.

Noi che scriviamo nei blog, che condividiamo il nostro pensiero con altre persone allineando le nostre forme d’onda, non potremmo pensare di creare forse energia, materia?!?

Viviamo il presente per costruire in esso il nostro futuro