Di robot, intelligenze artificiali e prospettici punti di vista

Sempre più spesso mi capita di ascoltare alla radio o di leggere sul web discussioni in merito alla robotica e all’intelligenza artificiale.
Due temi che mi sono molto cari dal momento che riguardano direttamente anche il mio lavoro che è tale perchè fortunatamente una passione mi ha permesso di renderla anche retribuita.

Spesso leggo di visioni nelle quali i robot e l’intelligenza artificiale sono dipinte come dei pericoli che minano l’occupazione umana.

I robot al posto dell’essere umano nelle catene di montaggio garantiscono prestazioni notevolmente superiori di conseguenza il generico operaio di linea che svolgeva un lavoro ripetitivo e considerato banale potrebbe essere sostituito da questi insieme di ferro ed elettronica creando così la disoccupazione del settore.

L’intelligenza artificiale potrebbe prendere il posto dell’essere umano come comune operatore di sportello, come di fatto sta già succedendo, dalle casse automatiche nei supermercati ai dipendenti dei caselli autostradali per fare alcuni esempi.

Lo scenario descritto è quindi reso concreto anche da esempi tangibili e reali. Non sono certo qui per smentire questo anche se questa visione mi risulta essere piuttosto parziale, perchè se è vero quanto appena descritto è anche vero che robot ed intelligenza artificiale non si sono create da sole e che per renderle concrete sono nate
società, lavori e componenti che qualcuno ha prodotto.

Ma non era questo il punto che volevo trattare nel post.

La mia esperienza lavorativa e la mia visione dell’industria moderna, delle logiche che gestiscono i flussi di lavoro e l’organizzazione generale ogni giorno che passa mi porta una visione sempre più concreta che destina robot ed intelligenza artificiale come sostituti naturali di un altro tipo di figure, ritenute probabilmente più nobili e protette
ed intoccabili, che però di fatto secondo il mio punto di vista risultano perfettamente sostituibili da questo tipo di tecnologia con vantaggi ben più notevoli in un bilancio generale. Provo a spiegarmi.

L’utilizzo di un robot al posto di un operaio di linea nasce dal fatto che il robot può lavorare continuamente con una precisione garantita nel corso del tempo senza conoscere cali salvo rotture o malfunzionamenti.
Risparmio = Stipendio di 1 o 3 dipendenti (nel caso di produzione di linea su tre turni)
Vantaggi = Efficenza e produttività
Svantaggi = Non sempre in azienda nel caso di malfunzionamenti ci sono persone in grado di risolverli, quindi tempo di risoluzione fermo.

Banalmente potrebbe essere un riassunto generale attendibile.

Domanda: C’è qualcosa che il robot non può fare rispetto a quello che faceva l’operatore di linea, che magari in queste analisi non viene considerato?
Risposta: Assolutamente si.

Per quanto i livelli prestazionali di un robot non siano paragonabili a quelli di nessun essere umano, nessun robot di linea generalmente possiede l’intuito e la reattività per gestire l’imprevisto.

Il robot è una macchina programmata e come tale esegue ciò che è stato previsto che debba eseguire. Qualsiasi deviazione può rendere inoperativo il robot al momento l’intelligenza artificiale applicabile a queste macchine non è paragonabile a tutte quelle considerazioni ed interventi che un operatore umano può fare mescolando esperienza ed intelligenza. Ma questo solitamente non viene considerato.

Quindi nelle considerazioni di bilancio questo punto generalmente è considerato trascurabile.

Proviamo ora ad utilizzare lo stesso criterio di osservazione applicandolo però alla sostituzione di un manager di medio livello.

Cosa fa un manager o un capo di medio livello?? gestisce risorse, non lavora in linea o in catena di montaggio, gestisce tempi e metodi di altri lavoratori suoi sottoposti.

Come potrebbe un robot essere utilizzato al posto di un manager ed essere vantaggioso per l’azienda??

Beh, tranne in rare eccezioni cosa fa solitamente un manager, il vostro manager o il vostro capo?
Nella mia piccola esperienza ho sempre riscontrato questo tipo di filosofia che sostiene che il manager non sia in grado di conoscere e capire i dettagli del lavoro che fa la sua squadra, che sia però in grado di supervisionare le performance
con i modi più svariati e di rispondere a qualcuno che si trova sopra di lui dei risultati ottenuti.

Cioè questa figura applica degli algoritmi matematici, esegue dei calcoli e delle statistiche e si relaziona con altre persone.
Di fatto raramente prende in carico azioni concrete o segue un attività dall’inzio alla fine, spesso direziona tencici, impiegati o commerciali posizionandosi però su un livello superiore.

Perchè i computer sono diventati parte integrante delle nostre vite? perchè elaborano e gestiscono dati ed algoritmi con una precisione ed una velocità inarrivabile per un essere umano.

Ma quindi questa abilità sembra sposarsi completamente con quelle che vengono applicate da queste figure di gestione, questi manager. E allora perchè non si pensa o non si presume che queste tecnologie non possano essere destinate a sostituire
non tanto gli operativi quanto piuttosto i gestionali???

L’utilizzo di un intelligenza artificiale al posto di un manager potrebbe essere considerata definendo gli algoritmi di gestione e valutazione delle performance delle operazioni di linea.
Risparmio = Stipendio di 1 persona che spesso equivale o supera le 3 di linea (considerando di norma 10 ore al posto delle 24 dell’esempio precedente).
Vantaggi = Assenza di empatia e incorruttibilità, probabile rispetto dei criteri di meritocrazia.
Svantaggi = Assenza di empatia, tempi di adeguamento tecnologico, definizione di criteri complicata.

Ovviamente anche l’intelligenza artificiale è programmata e come tale fallibile e non esiste nessuna garanzia rispetto a quanto descritto che è volutamente provocatorio ma che, secondo me, contiene considerazioni plausibili.

Di fatto una figura che ti assegna un lavoro, che ti chiede quanto tempo ti serve per realizzarlo, che non è in grado di valutare se quello che tu stimi
possa avere un senso o meno, che regolarmente ti chiede aggiornamenti su quella previsione incrementando la costanza di questa richiesta esponenzialmente
quanto la data della tua previsione si avvicina a quella attuale, che ripete la stessa sequenza per tutti i suoi sottoposti perchè non può essere sostituita
da una semplice routine di un banalissimo google mini home o alexa presi in offerta da unieuro??

Chissà che tutto questo lavoro sull’intelligenza artificiale non sia poi in realtà mirato a creare dei sostituti artificiali non tanto per gli operativi quanto piuttosto per tutta un altra specie di professionisti che al momento non si sentono messi in pericolo da questo tipo di tecnologia e che guardano dall’altro quelli che per anni hanno subito unicamente la loro forza politica?

Concludo sostenendo che io credo fermamente che il successo di una qualsiasi organizzazione sia fortissimamente dettato dalla somma dei valori umani che la
compongono, a scanso di ogni tipo di equivoco.

10 pensieri riguardo “Di robot, intelligenze artificiali e prospettici punti di vista”

  1. Io credo che l’utilizzo del robot possa avere senso all’interno di industrie dove lavorano operai, dove il ciclo di lavoro è standardizzato e ripetitivo.
    Io per esempio lavoro nel terziario e non vi è assolutamente alcuna mansione nella mia azienda che possa essere svolta da un robot, a parte forse la gestione del centralino.
    Dunque OK i robot, ma solo nell’industria (almeno al momento) e pochissimo altro.

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    1. Premesso che il senso del post non era sui robot 🙂 questa volta non sono in accordo con te… ci sono svariati campi di applicazione nei quali il loro utilizzo oltre ad essere plausibile è anche già molto concreto, dallo scientifico al medicale per non parlare del militare e della sicurezza… ma il focus del post era direzionato a quelle figure che ricoprono ruoli prettamente politicizzati e lo fanno probabilmente senza meriti concreti.. e secondo me quello che hai affermato riguardo le possibili posizioni ricopribili nel terziario può esser vero ma ancora per un limitato raggio di tempo…

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      1. Ed è una cosa super positiva (il pensiero laterale). Per quanto riguarda la robotica spaventa anche me, ma principalmente per il fatto che l’utilizzo superficiale la rende sicuramente nociva come effetto sulle nostre vite. Ed è proprio su quella superficialità che avevo posto il focus del post… quella di quelli che gestiscono, governano e stabiliscono gli algoritmi delle nostre routine.. .lavorative e sociali… in questo senso quantomeno potremmo avere maggiori garanzie di una gestione “superpartes” che ovviamente non sarà e non potrà mai essere realmente infallibile. In qualsiasi caso il più grande ostacolo al miglioramento sia esso comprensivo o meno di tecnologia (robotica o intelligenza artificiale) siamo e saremo sempre noi… esseri umani.

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  2. ciao ragazzo, come butta? tutto ok?
    siamo tornati in pista 😉

    di cosa penso della intelligenza artificiale ne abbiamo parlato nel mio penultimo post ma repetita juvant…
    la tecnologia è vincente e necessaria fin quando migliora la qualità della vita (dalla medicina alle campagne, dai lavori di fatica alle progettazioni. ecc. ecc.). Nel momento in cui la condiziona in negativo diventa alienante, per non dire distruttiva.

    Di certo la “IA” non potrà sostituire il fattore umano, ho una certa età e rimpiango le code allo sportello per risolvere con un operatore “vivo” eventuali problemi, mi angoscia farlo con un disco. Diciamo che la robotica preposta a “selezionare” è anche un investimento di comodo, essere “scartati” da una macchina forse brucia meno del sentirselo dire in faccia. Penso tu sappia che oggi molte aziende affidano alla “tecnologia” la prima scrematura dei curriculum (gran cazzata).

    Quando tutto sarà automatizzato, che faranno le persone?

    Negli anni ’70 la Fiat dava lavoro, tra diretto e indotto (solo a TO e Prov), a circa 300.000 famiglie, oggi i dipendenti Torinesi della “feroce” sono meno di quelli comunali, non arrivano a 12.000. Le linee sono robotizzate ma non pensare che le auto escano tutte perfette e senza nessun difetto. Sociologicamente parlando, questa non è una grande conquista, assolutamente.

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    1. Ciao TADS, si si tutto bene, continua il periodo intenso… allora sono parzialmente in accordo con ciò che scrivi perchè non vorrei che i concetti espressi siano alibi per deresponsabilizzare le persone… provo a spiegarmi: quante persone comprano un prodotto elettronico e non leggono le istruzioni d’uso e lamentano il suo mancato funzionamento, quando in realtà si tratta solo della loro “poca voglia di provare e capire”?? oppure quanti comprano un prodotto pensando serva per una determinata applicazione ma senza documentarsi a dovere sulle caratteristiche per poi lamentarsi che non funziona come loro credevano e non come il produttore aveva dichiarato??? ecco in tutti questi casi, e credimi sono molti in cui mi imbatto quotidianamente… tutte queste persone si lamentano e accusano, poi quando messe davanti ai fatti tra manuali e caratteristiche tecniche affermano “eh ma io non sapevo…” che di fatto significa ” ma io non ho letto, non ho cercato di capire, non ho chiesto”….. questo è certamente un danno provocato dalla sovraproduzione di tecnologia ma combinato almeno al 50% allo spopolamento di pigrizia e vizio…. sono perfettamente in accordo con te quando dici che la tecnologia deve aiutare e che non potrà mai sostituire l’uomo, nessuna tecnologia ha senso senza l’essere umano. Secondo me però vanno incentivati (dove per incentivo non si intende unicamente economico) altri modi di vivere.. il lavoro 8h o più in fabbrica, ripetitivo e ricorsivo per 20 anni non dovrebbe essere il traguardo che ti consente una casa o di costruire una famiglia… il tempo investito in associazioni culturali, sport, teatro, territorio… la rivoluzione tecnologica e l’automazione dovrebbe dare sbocco ad una società diversa, con un modello economico diverso che restituisca valore alla vita… l’industria come indotto che sostiene l’economia di un intera regione in un mercato mondiale con dislivelli economici anche solo sul costo della manodopera non è più sostenibile, secondo me ovviamente… mi rendo conto di aver introdotto in modo banale un discorso molto ampio… però cercavo di far comprendere meglio il mio punto di vista su automazione e robotica e la prospettiva che dovrebbero avere sulla società.

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      1. Capisco perfettamente il tuo dire, anche sulle “istruzioni”, basti pensare che la stragrande maggioranza delle persone usa, mediamente, meno del 20% delle potenzialità dello smart, io sono tra queste ma per scelta.

        Gli intenti nobili finiscono sempre, immancabilmente, col produrre risultati “ignobili”. Il concetto di 8h lavorative in un posto fisso sarà pure obsoleto ma reale. Mi spiego meglio, ho un amico che recentemente è stato promosso dirigente all’intesa, notevole passo avanti che però, grazie alla tecnologia, ha mostrati punti vulnerabili. Non ha più orari fissi e, per alcuni giorni alla settimana, può tranquillamente lavorare da casa. Prima era sul lavoro otto ore o poco più, adesso è sul lavoro h24. Non mi pare un passo avanti. Tecnicamente la promozione e la libertà operativa lo hanno, per assurdo, vincolato al lavoro molto più di prima.

        Quando tra qualche anno anche i semplici impiegati verranno impegnati nelle loro case, si porrà in essere uno schiavismo concettuale, non solo, le aziende risparmieranno una barca di soldi riducendo al minimo strutture e assetti aziendali operativi. E’ solo l’illusione di una libertà/autonomia che appare allargate ma è, di fatto, molto ristretta.

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      2. Forse non ci crederai ma io odio profondamente il telefono come mezzo…tanto
        che di fatto per scelta (anche se con contorni diversi dalla tua) io odio
        il telefonino e quando posso lo lascio a casa sul comodino, spesso dal venerdì
        dopo lavoro fino al lunedì mattina.

        Capisco anch’io perfettamente il tuo punto di vista e il tuo ragionamento sulle 8h
        e lo condivido anche se in parte.
        Ovvero nella misura in cui lo hai descritto tu credo sia inattaccabile però manca
        il rovescio della medaglia ovvero che il poter essere a casa oppure il poter
        non essere presente fisicamente in ufficio potrebbe consentire al tuo amico,
        ipotizzando che abbia bambini piccoli magari ammalati di poter tenere a casa il
        bambino, essere presente accanto a lui nel caso serva qualcosa o non si voglia
        spendere per babysitter o richiedere aiuto ai nonni e poter contemporanemante
        sia lavorare che nel caso interrompere per un momento, assecondare i bisogni del
        bambino per poi eventualmente riprendere.
        Gli permetterebbe di fare qualche commissione che in caso di lavoro a giornata
        spesso diventa praticamente impossibile.

        Una mente e un lavoratore organizzato che svolge un attività per cui è possibile
        gestire il lavoro senza l’obbligo di presenza fisica può organizzare il suo tempo,
        in altre condizioni questo è possibile se il rapporto con l’azienda è di lealtà e
        rispetto reciproco, lo è molto meno in caso contrario, fino ad essere impossibile
        in alcuni casi.

        Ovviamente non condanno le otto ore ma non le contemplo come unica soluzione possibile,
        le ritengo come sempre uno standard che l’essere umano (specialmente industriale)
        ha definito per poter gestire senza dover andare troppo nel dettaglio una forza lavoro
        superiore ad un determinato range. Inevitabile ma non intelligente.

        Ciò che affermi alla fine è vero come effetto delle stesse righe che ho scritto poco
        sopra, nel senso che alla schiavitù ci riduciamo noi, sia essa delle 8h sia essa in
        apparente mobilità. Se continuiamo sempre ad accettare tutto ciò che ci arriva senza
        avere mai il coraggio di dire no o di ribellarci (che non vuol dire usare violenza)
        ma fermezza e decisione va da se che ci rendiamo schiavi delle nostre stesse paure.

        La vera rivoluzione dovrebbe essere quella che ci porti a lavorare probabilmente meno
        ore in futuro (ma meglio, ovvero perdendo meno tempo per ottenere il concreto) e magari che
        ci consenta di svolgere più attività e non soltanto una, con il beneficio di rinnovare il cervello
        esponendolo ad un abitudine che comprenda un pò più sport, spettacolo e cultura.

        Mi piace immaginare (utopisticamente, lo so) una società dove al mattino si può fare un lavoro
        retributo, al pomeriggio un altro anche completamente diverso, oppure dedicarsi al proprio territorio
        in termini di società, sport e cultura.. in modo da tornare a prendersi cura in modo sostenibile
        per i comuni e per lo stato del proprio territorio e delle proprie risorse.

        Quante persone hanno dedicato 40/50 della loro vita ad un azienda, otto o nove ore al giorno e poi
        una volta in pensione non sapevano più che fare del loro tempo, non erano in grado di svolgere nessun
        altra attività perchè durante i loro anni lavorativi non hanno sviluppato nulla, un pò per pigrizia
        un pò perchè non era rimasto tempo o per qualsiasi altro motivo.

        I comuni non hanno più fondi e risorse per prendersi cura del territorio e dei ragazzi??
        bene i residenti si impegnino di più per migliorare con iniziative e soluzioni pro attive
        le condizioni dell’ambiente in cui si vive e lo stato faccia si che questo genere di attività
        siano aiutate e sostenute economicamente.
        Infondo sarebbe un grande passo indietro storico, si tornerebbe a fare sotto altre forme
        quello che è stato fatto dai nostri antenati secoli fa, ma che di fatto ha generato
        le civiltà più affascinanti della nostra storia…

        ok, grazie per avermi dato modo di sognare ad occhi aperti, questi sogni per quanto utopistici
        mi mettono allegria, emozionano e riempiono di voglia di fare… vanno solo ristretti di prospettiva
        e applicati dove e come possibile… sempre meglio che star seduti sul divano a guardare la tv!!!

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      3. il mio amico ha figli grandi ma non è questo il punto, ogni iniziativa nobile è seguita da risvolti “ignobili”, ignobili perché non previsti. Un conto è la teorizzazione di nuovi modelli lavorativi e un conto sono i non previsti impatti psicologici. Questi sono strettamente connessi a una serie di fattori culturali, storici e di costume, cioè, il fatto che un modello funzioni negli USA o altrove non è una garanzia. Comunque sognare fa bene al cervello 😉

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      4. Capisco ciò che dici, prevedere i risvolti è cosa complicatissima in ogni caso….

        con un velo di ironia ed un altro di tristezza la mia esperienza verso il modello americano (almeno quello di gestione aziendale) è tutt’altro che positiva… buona serata TADS.

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