delle vite degli altri

Mentre passeggiavo per strada qualche giorno fa mi è capitato di provare ad immedesimarmi per un attimo nelle loro vite.
Ovviamente è un volo pindarico perchè io di quelle vite non so proprio niente, però è stato come se osservando cercassi di percepire le sensazioni, probabilmente di disegnare le mie proiezioni delle stesse, per un attimo ho sentito che:

c’è un vuoto dentro ad una persona anziana che passa le sue giornate in totale routine, che al mattino presto esce per fare un pò di spesa, probabilmente lo fa ogni mattina perchè è il solo modo che ha per incontrare altre persone, che ogni tanto vede e sente al teleono qualche amico o parente se gli sono rimasti, ma che per il resto del tempo ripete
le stesse cose ogni giorno.

Probabilmente questo vuoto viene colmato un pò dai ricordi, un pò dalla televisione e il resto dall’età, dagli acciacchi dovuti all’incedere del tempo e alla stanchezza di un corpo che inizia a diventare complicato da gestire.
Mi sono immaginato questo tipo di situazione per diverse persone anziane che ho incrociato, ma la sensazione che ho è che senza un obiettivo da inseguire la vita diventi un trascinamento molto lento.

E così ho pensato al mio futuro, a quando questo potrebbe impattare con quello descritto e alla speranza che ho di avere sempre sogni, desideri ed obiettivi… anche se dovessero essere utopistici ma almeno trascorrere ogni giorno con l’ambizione di
poter sempre imparare o scopire qualcosa che non sapevo il giorno prima.

c’è un vuoto ancora più grande, probabilmente in quel ragazzo straniero, non so definire l’etnia che passeggia sul marciapiede e con lo sguardo incrocia quel gruppo di ragazzi che lo guardano con disprezzo.

E’ così facile pensare che sia uno che non ha voglia di far niente lavora che vive sulle spalle degli altri… per carità magari è anche così, ma nella stessa percentuale potrebbe
essere l’esatto opposto… ovvero quei ragazzi, che vestono firmati perchè comprano i vestiti con i soldi dei genitori, magari anche rubandoglieli dal portafoglio, che al mattino vanno a scuola e poi dal pomeriggio alla sera passano la loro giornata in qualche bar a parlare degli stessi discorsi, a ridere delle stesse cose, ad ubriacarsi per la solita festa
in cui è più figo chi fa la cazzata più grossa.

E allora mi sono chiesto che differenza c’è?? quei ragazzi forse sono gli stessi vecchietti del vuoto citato in precedenza?
forse è la normale evoluzione delle cose?? chi ha coltivato vuoto nella vita lo raccoglie poi alla fine???

perchè se così fosse allora quel velo di tristezza che provavo nella prima descrizione ora diventa un velo di soddisfazione quasi di giustizia… eppure, in ogni caso, passato questo istante la tristezza riappare perchè ad ogni modo che vita è?? e perchè se magari quel vuoto fosse creato dalla stanchezza di combattere gli eventi della vita?

E se ripenso al ragazzo che magari non ha la famiglia con se, che è scappato da una vita che gli poneva davanti quello stesso vuoto? quello dei ragazzi e quello dei vecchietti di prima?? che passeggiando per strada vede in altra forma lo stesso vuoto che vedeva nel suo paese? appare più bello, probabilmente, ma se ti avvicini, se lo sfiori, se lo tocchi ti rendi conto che di fatto ha solo un altra forma..

E poi, come ultimo incontro della mia passeggiata, incrocio una ragazza non vedente.. e penso che quei ragazzi sosterebbero facilmente la tesi che lei è fortunata perchè non vede tutta la merda che abbiamo intorno, non vedo lo schifo di questa società
non vede le ingiustizie e può immaginare e vedere con gli occhi della mente tutto ciò che vuole…

sì, forse sì, forse c’è del vero in tutto questo però magari il ragazzo solitario potrebbe dire che non vede i colori, non vede i paesaggi, non vede nemmeno la bellezza, può immaginare tutto ma non saprà mai ciò che potrebbe vedere. Ad ogni modo ci sarà sempre una mancanza nella sua vita.

E così senza trovare un filo conduttore mi accorgo che c’è del vero in tutto questo, ma allo stesso tempo, dentro quel vero c’è anche del falso.

E così senza trovare un filo conduttore mi dico che oltre alla nostra vita, oltre alla vita degli altri, nel mondo ci sono ancora un numero inquantificabile di vite, quelle che noi addossiamo agli altri… tutte diverse, tutte astratte ma tutte che, vere o false,
popolano il mondo che viviamo.

Ah, ultima cosa, io quella passeggiata non l’ho mai fatta… quegli anziani, il ragazzo solo, quei ragazzi e la ragazza non li ho mai visti ma da adesso, magari solo per qualche istante, loro esistono.. nella mia vita e anche nella vostra.

13 pensieri riguardo “delle vite degli altri”

  1. Ogni persona che incrociamo avrebbe una vita da raccontare, gioie da condividere e magari alcune tristezze che non si notano a prima vista.
    Lo stesso capita quando sono in giro di sera e vedo le luci accese alle finestre delle case: penso a chi ci abita dentro, a mamme e papà che accudiscono bambini, a ragazzi che studiano, a gente che litiga o che fa pace, a coppie che fanno l’amore. Ogni finestra ha una vita dietro di sé.

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  2. Una cosa che potrei aver scritto io.. a me piace star seduta in luoghi pubblico ed osservare la gente. E mi lascia un senso di vertigine pensare che nel mio io-centrismo loro esistano solo in quel momento e poi puf (per me ) si dileguino di nuovo (quando al contrario la loro strada andrà avanti per vie per me misteriosi in modi cje non posso immaginate e ne incrocerà tante e tante altre.. una infinita rete d’esistenze(

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    1. mah, non so, mi sembra parziale il guardarsi dentro… nel senso che dentro di noi ci sono aspetti delle nostre vite, ma fuori ci sono altri che probabilmente nelle nostre vite non vedremo mai… se non osservandoli. Oppure in realtà è come dici tu, che dentro di noi c’è potenzialmente tutto quello che c’è anche fuori… solo che magari non lo vediamo… interessanti punti di vista..

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  3. Osservare e cercare di capire le vite altrui è come cercare e vedere un riflesso di noi, di ciò che siamo, di ciò che produciamo, di ciò che distruggiamo.
    sarebbe un esercizio quaotidiano da praticare.
    E magari appuntare su un quaderno le emozioni e le sensazioni, come hai fatto tu nel post. ne verrebbe fuori Il libro della vita.

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